Sono per lo più orchidee epifite, che crescono cioè sulla corteccia degli alberi; talora possono essere semi-terrestri, quando crescono alla base degli alberi, in humus fogliare; oppure, ma molto più raramente, litofite, quando crescono sulle rocce. Hanno uno sviluppo simpodiale (in quanto crescono in senso orizzontale) e producono il nuovo getto annualmente su di un corto rizoma. Sono provviste di pseudobulbi, che rimangono ricoperti dalle guaine fogliari delle foglie; ogni pseudobulbo può portare in media una decina di foglie rigide, nastriformi, di colore verde brillante, caratterizzate da una sola ed evidente nervatura centrale e possono raggiungere i 90-100 cm di lunghezza. Possiedono radici carnose e poco ramificate, ricoperte da un velamen (tessuto spugnoso) biancastro, che partono dalla parte inferiore dei pseudobulbi. I fiori vivacemente colorati sono portati in infiorescenze che emergono verso la fine dell’autunno dalla base degli pseudobulbi maturi. Impariamo quali sono le esigenze fondamentali di queste bellissime orchidee analizzando i bisogni principali: luce, acqua, temperatura, concime e rinvaso. In estate le annaffiature saranno quindi più frequenti mentre in inverno andranno ridotte, soprattutto in vista del periodo di esposizione al freddo notturno. Le bagnature andranno riprese poi con più regolarità una volta comparsi gli steli. In caso di fioritura è bene evitare eccessivi sbalzi di temperatura alla pianta, che potrebbe reagire perdendo i fiori; è quindi consigliato aspettare la fine dell’antesi (apertura di tutti i boccioli) prima di portarla all’aperto. Per indurre queste orchidee alla fioritura è bensì necessario che in inverno (da novembre sino a febbraio) la temperatura notturna scenda attorno agli 8-10° (i Cymbidium sopportano temperature anche vicine allo 0); è proprio questa esposizione al freddo che stimola lo sviluppo degli steli floreali. Una volta comparsi gli steli, la pianta può essere portata dentro casa al fine di evitare sbalzi termici che causerebbero la caduta dei boccioli. Dopo un certo numero di fertilizzazioni è consigliabile procedere ad una o due innaffiature senza concime in modo da risciacquare il substrato ed abbassare la concentrazione salina. Non rinvasare in vaso troppo grande, perché sembra che la costrizione della pianta in un vaso piccolo ne favorisca la fioritura. Prima di procedere al rinvaso l'orchidea va bagnata per bene per rendere le radici più elastiche ed evitare le rotture. Le radici vanno ripulite di tutto il materiale che le rimane attaccato e quelle morte vanno asportate con delle cesoie che avrete prima disinfettato per bene con alcool o varechina. Per il tipo di substrato da utilizzare è fondamentale che assicuri un buon drenaggio dell’acqua ed eviti un eccessivo ristagno, che potrebbe causare marcescenze alle radici ed il diffondersi di malattie. Ideale è il bark ( pezzetti di corteccia di conifera ) di pezzatura medio-grossa ( 1-2 cm ), con aggiunta di pezzettini di carbonella ( 1-2 cm) e di polistirolo. Si possono aggiungere pezzi grossolani di torba fibrosa o di gommaspugna oppure perlite o foglie di faggio sminuzzate; questi materiali servono per mantenere l'umidità all'apparato radicale. Il fattore determinante resta comunque la frequenza delle bagnature: più si innaffia, più deve essere drenante il substrato. Per quanto riguarda il contenitore da utilizzare per questo tipo di orchidea sono indicati i vasi in plastica o anche in terracotta, l’importante è che siano presenti abbondanti fori di drenaggio; qualora ce ne fossero pochi, ne vanno praticati altri con il trapano o con una forbice. E’ fondamentale infine sospendere le innaffiature dopo il rinvaso per circa 10 giorni in modo da consentire alle parti tagliate della pianta di potersi cicatrizzare. |
|