I PAPHIOPEDILUM
Il genere Paphiopedilum, il cui nome letteralmente significa “pantofola di Venere”, comprende circa un centinaio di specie provenienti dal sud-est asiatico e dalle isole del Pacifico.
In natura si trovano spesso su accumuli di materiale organico in decomposizione tipico del sottobosco ma anche su rocce calcaree o sugli alberi.
I fiori nascono al centro di getti maturi,e variano per quantità,forma e colori in base alla specie, sono facilmente riconoscibili proprio per la forma del labello così caratteristica e davvero simile a una pantofola ma un altro altro segno distintivo è il grande sepalo dorsale. Le piante sono prive di pseudobulbi, producono una rosetta di foglie opposte, di forma ellittica, ligulata o intermedia tra le due, verdi o maculate.


Impariamo quali sono le esigenze fondamentali di queste bellissime orchidee analizzando i bisogni principali: luce, acqua, temperatura, concime e rinvaso.



LUCE
In confronto alla maggior parte delle orchidee i Paphiopedilum richiedono meno luce e per questo sono adatti alla coltivazione casalinga e si riesce a portarli a fioritura in ambienti dove con le altre sarebbe impossibile. Questo non significa che vanno tenute al buio ma che può essere sufficiente collocarli vicino ad una finestra a nord ovest o a nord est.

ACQUA
Non essendo provvisti né di pseudobulbi né di foglie particolarmente spesse in cui immagazzinare acqua queste orchidee hanno bisogno di innaffiature regolari in modo da mantenere il substrato sempre umido ma mai fradicio, specialmente in inverno, per scongiurare il pericolo di marciumi.
Le annaffiature si faranno più frequenti con l’aumentare della temperatura: un modo per capire quando è il momento di innaffiare è quello di controllare il peso i vasi e innaffiando quando sono leggeri mentre astenendosi dal dare acqua quando sono pesanti.
Fortunatamente in Sardegna l'umidità ambientale naturale è decisamente elevata, soprattutto in estate e nelle zone costiere, e questo ci aiuta moltissimo.
In casa però il riscaldamento o l'aria condizionata potrebbero abbassare notevolmente l'umidità ambientale. Per i Paphiopedilum in vaso l'umidità relativa dovrebbe essere superiore al 50%.
Per aumentare l'umidità si può utilizzare un umidificatore oppure si possono posizionare sotto i vasi dei vassoi con argilla espansa bagnata, assicurandosi però che i vasi non siano a contatto con l'argilla bagnata perché se il substrato rimane sempre bagnato si rischia l'insorgere di marciume delle radici e altre gravi malattie. Per lo stesso motivo quando innaffiamo o vaporizziamo le piante dobbiamo stare attenti che l'acqua non ristagni nell'ascella fogliare (cioè nel punto in cui la foglia è attaccata al fusto).


TEMPERATURA
In natura i Paphiopedilum provengono da ambienti molto diversi e quindi anche con temperature che variano tantissimo da specie a specie.
In generale è stato osservato che quelli con le foglie verde uniforme vivono bene con temperature più basse, con minime che vanno dai 7-10° C in inverno agli 8-15° C in estate e massime che invece variano tra i 10-15° C invernali ai 15-18° C estivi. Nel nostro clima possiamo quindi coltivarli all’esterno tutto l’anno, avendo cura di trovargli un angolino riparato per l’inverno e uno fresco ed umido per l’estate.
Possiamo poi fare una distinzione tra i Paphiopedilum a foglia screziata che producono un solo fiore per stelo oppure Paphiopedilum a foglia screziata ma che portano più fiori per stelo. I primi richiedono temperature più elevate, con minime di 12-15° C invernali e di 15-18°C estive e massime di 18-20°C invernali e di 18-25°C estive. I secondi invece richiedono temperature ancora più alte per tutto l’anno, con minime di 18-20°C e massime di 20-25°C.


CONCIME
I Paphiopedilum come la maggior delle orchidee richiedono concimazioni leggere in modo da evitare l’accumulo di sali e di conseguenza di bruciare le radici. È perciò opportuno dimezzare le dosi consigliate nell'etichetta e intervenire ogni 15-20 giorni.
Se se ne ha la disponibilità si può usare un fertilizzante idrosolubile con NPK 30-10-10 nel periodo di crescita e uno con NPK 15-15-35 nel periodo di fioritura, in sostituzione si può utilizzare un fertilizzante NPK 20-20-20 (bilanciato) o un comune concime per orchidee.


RINVASO E SUBSTRATO
Per queste piante il substrato ideale deve essere ben drenato ma allo stesso tempo in grado di mantenersi leggermente umido, questo perché i Paphiopedilum hanno radici irsute che non dovrebbero mai asciugarsi completamente.
Si può creare un substrato tipo, che poi modificheremo in base alle nostre necessità, miscelando circa il 40% di bark di pezzatura non troppo grande con carbonella, perlite o pomice, polistirolo, sfagno, sabbia grossolana o ghiaia di piccola pezzatura, è possibile aggiungere una bassa percentuale di torba filamentosa che aiuta a mantenere il composto più umido ma che aumenta anche il rischio di marciume se le bagnature non sono ben calibrate.
Il rinvaso va effettuato orientativamente ogni 1-2 anni, se il composto è deteriorato, se ci sono problemi alle radici o se queste hanno riempito completamente il vaso. Si procede svasando la pianta, eliminando le radici marce e lavandole per ripulirle dal vecchio composto (facendo attenzione a non rovinarle). In seguito si procede al posizionamento della pianta nel nuovo vaso, più grande solo se proprio la pianta non stava più nel vecchio dato che i Paphiopedilum amano stare stretti. Dobbiamo cercare di far arrivare il composto in ogni parte del vaso e non lasciare spazi vuoti. Fino a quando la pianta non si assesta è utile aiutarla piantandole dei sostegni tutti intorno.



Qualche foto dei Paphiopedilum degli Orchidofili Sardi:
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